Realizzazione sito - Beppe Petrullo                                                                                                                                                                    Articolo Scritto da Maristella  Dilettoso

 
 

 

 

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Pellegrini di Montecerignone in visita a Randazzo

Si intensificano i rapporti tra le due comunità di Montecerignone e Randazzo, in vista del gemellaggio che le vede entrambe coinvolte, e interessate alla canonizzazione del beato Domenico Spadafora.

Infatti, i due centri, che hanno scoperto di avere in comune la figura di questo illustre teologo domenicano del XV secolo, che nella cittadina etnea vide la lice nel  lontano anno 1450, e, dopo avere preso i voti a Palermo, approdò proprio nel paesetto delle Marche, che ne venera tuttora i resti mortali nel Santuario di S. Maria in Reclauso, dove fondò e resse per 30 anni una comunità di frati, praticando  la carità e l’apostolato, fino all’anno della morte (1521), per essere beatificato nel 1921 da Benedetto XV.

Proprio all’inizio di quest’anno, l’attuale rettore del Santuario del beato Domenico Spadafora, don Cristoforo Bialowas, fortemente determinato a riprendere il processo di canonizzazione, è venuto a Randazzo, nella sua ricerca di notizie ede elementi utili allo scopo. A marzo è stata la volta del sindaco di Montecerignone, dott. Michele Maiani, che vi si è incontrato con il proprio collega prof. salvatore Agati, mentre nei giorni immediatamente successivi i civici consessi delle due città deliberavano unanimemente l’atto di gemellaggio.

Sabato 8 maggio scorso, alcuni abitanti del ridente paesino del Montefeltro, capitanati da don Cristoforo, loro parroco nonché infaticabile animatore, sono approdati alla cittadina etnea, dove si sono trattenuti per due giorni, in visita, ma è forse il caso di dire in pellegrinaggio, dal momento che la prima loro tappa è stata la chiesa di S. Nicolò, quella appunto dove, nel lontano 1450, Domenico avrebbe ricevuto il battesimo, e dove il sacerdote polacco ha concelebrato la S. Messa con il parroco P. Egidio Galati.

Nonostante i tempi ristretti, i pellegrini hanno osservato da vicino quel vulcano, che finora avevano potuto vedere solo in televisione, saliti in pullman sulle medie quote dell’Etna, per ammirare il panorama e scattare fotografie. Ospitati presso l’Hotel Scrivano, dover hanno apprezzato le specialità della cucina siciliana, i visitatori nella mattinata di domenica 9 maggio, dopo una breve visita al mercato domenicale, si sono recati nella basilica di S. Maria, per la concelebrazione eucaristica officiata da Mons. Vincenzo Mancini, Arciprete di Randazzo, e dallo stesso don Cristoforo, che, durante l’omelia, ha ricordato ai presenti le tappe fondamentali della vita del beato Spadafora, ed ha chiesto formalmente alla comunità randazzese di poter avere in dono, per il suo santuario, una mensa d’altare in pietra dell’Etna, a suggellare così il legame tra il paese natale del Beato, ed i luoghi del suo culto. Ha voluto aggiungere che le pietre vulcaniche che i 14 pellegrini hanno prelevato, una per ciascuno, sulle falde dell’Etna, andranno a costituire altrettante stazioni di una Via Crucis dedicata, sempre, al beato Domenico. Un itinerario di preghiera, dunque, con quella stessa pietra nera con cui sono edificate le nostre case, i nostri cimiteri, le nostre chiese, ovvero la nostra vita, il nostro dolore, la nostra preghiera. Successivamente la rappresentanza cerignonese è stata ricevuta nel Palazzo di Città, accolta dal Sindaco, dalla Giunta e  diversi consiglieri comunali, e dopo una breve visita alla sede municipale, è stata accolta nell’aula consiliare “Falcone e Borsellino”. Nel fare gli onori di casa il sindaco di Randazzo, prof. Salvatore Agati, ha presentato gli ospiti, e , cedendo la parola s don Cristoforo, che a breve si recherà a Roma, non ha potuto esimersi dal raccomandargli: “Dica a Sua Santità che il paese d’origine del beato Spadafora spera tanto di vederlo diventare Santo”.

Il sindaco, rammentando come il 12 settembre, giorno della festa del beato Domenico, conta di poter ricambiare la visita a Montecerignone, ha voluto precisare: “Speriamo, però, di poterci rincontrare tutti, e presto, a Roma, per un grande giubileo, il giorno della santificazione”.

Don Bialowas ha preso la parola per ringraziare, nella persona del sindaco, tutta la comunità randazzese, e ripercorrendo, in breve, le tappe del suo sacerdozio, dai primi contatti, in Polonia, con Karol Wojtyla, all’arrivo in Italia, all’insediamento nella diocesi di S. Marino, fino al suo infaticabile impegno per la santificazione di Domenico Spadafora, e quindi sul percorso seguito, raccogliendo materiale e testimonianze, aggiornando i presenti sugli attuali sviluppi: è già stato nominato un postulatore per la causa di santificazione, il domenicano spagnolo Padre Gomes, e da qui a breve avrà inizio il processo di canonizzazione. Ha poi trasmesso alla comunità randazzese i saluti del principe Michele Spadafora, discendente del beato, recentemente incontrato a Roma. Nel contempo, ha avuto modo di parlare dell’argomento che tanto gli sta a cuore con Umberto Eco, autore del “Nome della rosa”, che ha eletto Montecerignone a sede di villeggiatura e di studio.

Infine, a nome ed in rappresentanza della delegazione cerignonese, è intervenuto il dott. Giovanni Filanti: “Una volta, la gente che scendeva dal nord sapeva di essere giunta a Montecerignone perché da noi soltanto, se l’ospite chiedeva da bere, gli si offriva del vino, quando dalle altre parti gli si dava dell’acqua. Questo a dimostrazione del nostro senso dell’ospitalità. Ma, ciononostante, voi avete dimostrato di avere una marcia in più”.

Due comunità diverse che si sono dunque incontrate, confrontate, che qualcosa hanno conosciuto e compreso l’una dell’altra. Rari momenti che riescono ancora a farci sperare come, e nonostante tutto, questo nostro Stivale, fatto troppo lungo dalla natura, ma purtroppo anche dagli uomini, possa magari diventare un po’ più corto.

(Gazzettino di Giarre, n.19 / 2004)